Il torrone ha origini lontane e definire il luogo in cui è nato non è semplice. Questo dolce ha attraversato i secoli e i confini diventando, anche in Sicilia, un dolce d’eccellenza.
Questo dolce è diffuso in varie regioni d’Italia, con varianti sia negli ingredienti che nel nome, ma è in Sicilia che è possibile risalire alla sua vera origine.
Il termine “torrone” verrebbe dal latino torreo, che significa “tostare” e che si riferisce infatti alla frutta secca tostata (mandorle e pistacchi tra tutti). L’origine più accreditata sarebbe quella araba: si citò il dolce arabo turun nel De Medicinis e cibis semplicibus, un trattato scritto da un medico arabo.
In Sicilia arrivò quindi con gli arabi, che cominciarono a diffonderlo prima in Spagna, poi nel Mediterraneo, e poi in Sicilia a partire dal XI secolo. Fu qui che, al fianco del torrone, nacque un torrone artigianale molto simile, ovvero la Cubbaita (chiamata anche giuggiulena in alcune zone della Sicilia). La quibbiat o qubbayta è un dolce arabo croccante fatto con mandorle e miele. La Cubbaita di Giuggiulena, invece, viene fatta con i semi di sesamo al posto delle mandorle e il miele.
Questo dolce, molto diffuso nella Sicilia orientale, viene preparato soprattutto durante le feste, soprattutto per Natale, ma è possibile trovarlo anche durante le feste di paese, negli stand gastronomici e nelle pasticcerie siciliane.
Alla Cubbaita furono dedicati diversi elogi da parte degli scrittori siciliani: da Verga, in un passo dei Malavoglia, ad Andrea Camilleri, che ne apprezzò il gusto fin da bambino, ricordando che la nonna la conservasse dentro al cassetto a pezzettini, per poterli gustare prima di andare a dormire.
Camilleri, a proposito della sua croccantezza, diceva: ”a fatica riesci coi denti a staccarne un pezzetto e non lo devi aggredire subito, lo devi lasciare ad ammorbidirsi un pochino tra lingua e palato, devi quasi persuaderlo con amorevolezza ad essere mangiato”.
Anche Leonardo Sciascia citò la Cubbaita, rivelando che quella più dura e croccante è certamente quella più buona.
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